Il bambino che sperimenta un disagio quasi mai lo comunica direttamente; piuttosto ci porta dei sintomi che possono collocarsi a più livelli.
Possono esprimersi su un piano propriamente comportamentale (aggressività, disturbi della condotta, ripiegamento su di sé), sotto forma di somatizzazioni vere e proprie (cefalee, mal di pancia, enuresi/encopresi, di cui si escluda un’origine organica) o ancora attraverso ansie, fobie, rifiuto e difficoltà scolastiche, disturbi dell’ alimentazione e del sonno.
Il rapporto terapeutico prende avvio dalla richiesta di un colloquio da parte dei genitori, spesso preoccupati per un malessere, disturbo o sintomo o per una difficoltà scolastica del figlio.
L’intervento terapeutico, condiviso con i genitori, comprende un breve percorso utile al bambino per superare la difficoltà individuata precedentemente.
Il bambino si esprime non solo attraverso la parola ma anche (specie se in età prescolare) tramite il gioco ed il disegno, che divengono canali importanti di comunicazione tra bambino e psicologo. Sia il gioco che il disegno permettono infatti al bambino di esprimere più liberamente le proprie angosce, i propri conflitti, il proprio modo di vedere il mondo, se stessi, i familiari, i coetanei, gli altri in genere.
La collaborazione costante con i genitori è molto importante, anche durante il percorso della psicoterapia, con colloqui periodici alternati a sedute congiunte con il bambino.
- Difficoltà emotive e relazionali
- Le paure (paura di andare a scuola, paura del buio, paura immotivata di perdere una persona vicina, paura di una specie animale)
- Disturbi d’ansia (timori eccessivi del giudizio dell’adulto e dei rimproveri, preoccupazione di non essere all’altezza, angosce di separazione, disturbo dell’ attaccamento)
- Difficoltà che coinvolgono la nutrizione e l’ alimentazione
- Difficoltà che coinvolgono il sonno (incubi notturni, angoscia nel rimanere soli nella propria cameretta, difficoltà ad addormentarsi)
- Sostegno nelle fasi di cambiamento del bambino